Tarcento Basket, Under 15

Mattia Ribotis, un biancoverde in nazionale

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Mattia Ribotis in azione (foto menis.it)

MATTIA RIBOTIS : PARLA COACH ALESSIO BETTARINIIMG_4553

Mattia Ribotis nasce a Udine il 19/11/2002, e si affaccia al basket iscrivendosi ai corsi di minibasket del Tarcento Basket nel 2011.

Fin da bambino la sua altezza e stazza fisica risultano notevoli e gli istruttori Sara Fantini e Alessio Bettarini lo definiscono molto promettente per i canoni ideali di questo sport.

Mattia da quell’anno non ha mai smesso di giocare a basket e, partendo dagli aquilotti, ha seguito anno per anno il percorso che lo porta oggi a giocare nell’under 15 élite allenata da Enrico Di Doi e fare parte anche del gruppo under 16 élite di Alessio Bettarini.

In mezzo a queste categorie è stato allenato da Branko Vucic in under 13 e ha iniziato il suo percorso con Enrico Di Doi già dall’under 14.

Consapevole di avere ampi margini di miglioramento sotto tutti i punti di vista, il ragazzo ha avuto la grande opportunità di far parte della rappresentativa regionale d’annata che, rimasta molto colpita dalle doti e dalle potenzialità del ragazzo, lo ha portato a far parte della nazionale Nord con la quale prenderà parte ad un concentramento che si terrà a Roseto dal 9 al 12 Marzo.

Dimostrando tutto il nostro orgoglio speriamo che questa esperienza possa essere per Mattia molto importante e che sia per lui un punto di partenza che con l’umiltà, la determinazione e la costanza lo può portare un giorno a togliersi piacevoli soddisfazioni.

IL DONO DI MATTIA (intervista a cura del pres. Alessandro Tesini)

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foto menis.it

Rientro alle 19.00 di corsa da San Daniele. Sono inferocito, perché ho assistito ad una partita indecente di U13 che – va riconosciuto – aveva di fronte la squadra non per niente chiamata bulldogs però c’è un limite a tutto e i nostri stavolta lo hanno ampiamente di nuovo valicato. Ma lasciamo perdere, di loro parleremo in altra occasione.

Raggiungo in palestra – dove sono atteso- i volontari U15 e U16 elite che assistiti dai coach Bettarini e Di Doi, si allenano agli individuali. Quando sono in palestra le telefonate mi infastidiscono e – se posso – non rispondo, non dipende da chi mi chiama, sono io fatto male e fastidioso, non riesco a parlare nel frastuono e nel rimbombo della palestra con 12 giocatori che palleggiano. Stavolta mi chiama il Presidente regionale FIP Giovanni Adami. Devo rispondere. Molto cortesemente mi conferma i rumors : To , per la prima volta un giovane di Tarcento è convocato nella selezione nazionale giovanile Under e parteciperà al ritiro di Roseto dal 9 al 13 marzo. Il giovane è Mattia Ribotis. Ovviamente è in palestra per il terzo allenamento della giornata. Lo chiamo e lo passo ad Adami, così può ringraziarlo di persona.  

MATTIA:

nome composto dall’ebraico Mathat “ dono” e Yah “ Dio”. Dono di Dio. Mattia fu anche il discepolo chiamato a sostituire giuda iscariota, il traditore .

Ma il nostro Mattia non tradisce mai e dona sempre.

Ora è giusto che sia lui a parlare, subito dopo la telefonata ci appartiamo per una chiacchierata.

Mattia- domando- come e perché ti sei avvicinato al basket?

“Sono un ex calciatore, pentito e convertito, risponde. Un caro amico di scuola, già minibasket a Tarcento, mi ha rapito dal calcio di Nimis. Sono venuto con lui e mi hanno subito colpito le differenze tra i due sport: all’aperto il calcio, in palestra il basket. Ma la differenza sostanziale – osserva con maggiore acume e minore banalità – è data dalla continuità e dall’energia: nel calcio il ruolo è fisso, nel basket il giocatore- chiunque – gioca tutta l’azione , deve attaccare e difendere. Vedendolo- comprensibilmente molto gratificato dalla convocazione in nazionale- gli chiedo quali siano secondo lui i suoi punti di forza, se più il fisico o qualche aspetto tecnico, talentuoso. Con l’onestà che sempre lo distingue, riconosce che l’altezza e la tonicità fisica spesso gli danno una marcia in più, ma aggiunge di avere un buon palleggio. Inevitabile a ‘sto punto chiedergli come vive il ruolo di pivot. Non nasconde che un po’ lo soffre, ammette che è ineludibile , oggettivo, privo di alternative in un roster normale , ma aggiunge che la preferenza andrebbe al tiro dalla media distanza. La mia perfidia mi porta ad interrogarlo sui rimbalzi. Gli chiedo perché , a volte invece di prendere la palla a due mani, afferarla e tenerla stretta per poi girarla al compagno meglio piazzato o andare a canestro, la pataffi – come mi piace dire – cièe le dia una sberla con il rischio molto frequente di un involontario passaggio agli avversari. Disarmante la candida trasparenza di Mattia” essendo alto – confessa – non mi viene spontaneo saltare anche se salto bene, mi accontento di alzare le braccia, però me ne rendo conto e provvederò alle correzioni. “ E’ il momento di allargare la conversazione ai temi più sentimentali e personali. Domanda classica: il ricordo più bello e quello più brutto. Mattia non ci pensa su un istante: il più bello è il campionato dello scorso anno, una cavalcata di successi consecutivi in un clima inebriante , contaminato dalla vicinanza con gli amici altrettanto e ancor più inebriati della CGOLD. Il più brutto, alcune liti di spogliatoio, peraltro durate la frazione di un secondo, perché appena usciti tutto viene dimenticato. Le liti, le rivalità personali, a volte causate da un gioco troppo a “ ‘ndo cojo cojio come mi piace chiamare il gioco da assenza di fondamentali. Mattia intuisce dove voglio arrivare e mi viene incontro “ Ricordo – dice – con piacere l’anno con Branko Vucic, perché dopo il periodo più ludico che altro con Sara Fantini abbiamo iniziato a praticare il basket per quello che è …: uno sport, divertente , ma non un gioco. Uno sport, appunto. Riconosco che i fondamentali spesso ci mancano . “Però , correggo, il talentuoso Niky ( Nickolas Clemente), a fondamentali è quello messo meglio, ed è un discepolo di Sara e Alessio e con Branco proprio non si capiva. Nicky – taglia corto Mattia – i fondamentali se li è costruiti da solo, giocando in media 4 ore al giorno in campetto a Nimis, d’estate e di inverno, con il buono e il cattivo tempo “Un caso ammirevole e quasi commovente di self made player. Naturalmente confermo. E qui si chiude la chiacchierata con Mattia. ( a cura di Alessandro Tesini)