Prima squadra, Tarcento Basket, Under 20

CHI VINCE FESTEGGIA , CHI PERDE SPIEGA ( cit. Julio Velasco)

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Il punto del Pres. : frasi celebri amare.

Hai !……..quanto e come è vero ! E quanta ragione ha il superlativo tecnico- oggi dirigente della federazione volley argentina. Grande tecnico e fine psicologo. Ha ragione, pesa dargliela ma è così ce l’ha. Punto e basta, non possiamo farci nulla, anche se questo è il destino che ci tocca. Avremmo preferito fare festa. Invece ci tocca spiegare le sconfitte, prima di Under18 -che sabato ha ceduto non giocando benissimo a Tricesimo, poi di Valtorre prima squadra- che a Casarsa ha fatto sì che la squadra locale non a caso rimanesse a punteggio pieno. La cronaca delle due partite di campionato è lasciata ai servizi a parte che riportano i tabellini. Qui proseguiamo nell’affidare il commento alle frasi celebri.

Arrivare secondo significa soltanto essere il primo degli sconfitti (Ayrton Senna) nulla di strano che uno come lui la pensasse così, nella formula uno è così, o arrivi primo o nulla, non ci sono formule che consentano ripescaggi di sorta. Può anche darsi che l’opinione celi una certa esasperazione, ma devo dire che a volte le giustificazioni accampate dai nostri atleti-sia nella giovanile che in prima squadra – sanno tanto di rimozione interessata dei problemi e di giustificazione postuma dei propri limiti.

Chiunque dica non conta tu abbia vinto o perso, probabilmente ha perso ( Martina Navratilova) : non a caso altro mito di sport individuale e privo che ammette solo un possibile esito. Però è vero e a turno ci siamo cascati un po’ tutti, non importa se sinceramente o con le migliori intenzioni di ricostruire. Ciò denuncia una mentalità perdente o un deficit di mentalità vincente.

È terribile perdere, La sconfitta provoca profondo dolore. Ogni volta che la subisco, io mi punisco mentalmente e penso alla intera partita. Dove ho sbagliato? (Garry Kinovic Kasparov): non dobbiamo arrivare a questi limiti estremi di autolesionismo e senso di colpa, ma se i nostri ragazzi fossero un po’ più umili, meno presuntuosi e supponenti sarebbe decisamente meglio.

Non sei mai così buon come tutti dicono quando vinci e non sei così scadente come dicono quando perdi ( Lou Holtz): probabilmente è vero, ma se non si entra nel merito non serve a molto riconoscerlo.

La vittoria ha molteplici padri, la sconfitta è orfana (John Fitgerald Kennedy , che riprende una celebre frase di Tacito) : guai se è così, senza autoflagellazione, è necessario analizzare a fondo il gioco di squadra e individuale di una partita non andata a buon fine. Tra poco lo faremo, analizzando i video con l’assistenza dell’occhio analitico di Alberto Andriola. Nel basket, ci può esser l’outsider che fa pentole e coperchi come Mattia Galli nel Sistema, però il successo non viene se la squadra non gira e quando viene è conseguente che il merito sia di tutti.

Gli italiani perdono le partite di calcio come fossero guerre e perdono le guerre come fossero partite di calcio (Sir Winston Churchill) :il sarcasmo dello statista britannico aveva due bersagli preferiti : un certo genere di femminile, e l’italiano come da stereotipo. In questo caso – almeno per quanto attiene alle nostre squadre di campionato – ci ha preso e meritiamo la sua cattiveria. A volte i nostri ragazzi fanno drammi per quisquilie, altre non sfiorano nemmeno la gravità del colpo subito, personale o di squadra che sia. Chiederò ai coachs una adeguata alfabetizzazione sulla scala gerarchica del basket competitivo.

Tu non vinci l’argento tu perdi l’oro (Anonimo): un modo diverso per dire che non ci sono mezze misure e che non si può quasi vincere.

La difesa sballata, il centrocampoendemicamente fioco, l’attacco scompaginatodi gente molto sollecitata a impaurirsi. E dove credevano di andare? (Gianni Brera sull’Italia dopo la debacle con la Corea del ’66) : le due sconfitte delle quali qui si parla non sono stte per nulla due debacle, però la frase presa da Brera ci aiuta a comprendere un limite non banale del nostro gioco: la prima squadra molto più di U18 ha avuto un inizio attività molto baldanzoso; si andava a canestro con totale disinvoltura e nonchalance. Il prezzo? : venivamo infilzati dagli avversari come tonni in una tonnara, d’altrode , se dopo l’attacco non ti precipiti di corsa in difesa , se palleggi come un giocoliere da circo, se contrasti un buon tiratore avversario alzando il braccio non a dieci centimetri ma a dieci metri, che ti aspetti? Solo che l’arbitro ti fischi un fallo a favore e magari imprechi in modo teatrale se te lo fischia contro? Per un po’, troppo, abbiamo giocato così . I coachs hanno preso le misure, adottat i provvedimenti e le correzioni necessari e ora la difesa funziona , molto meglio quella di U18 vs Tricesimo che quella di Valtorre vs Casarsa. Però, per vincere è bene non subire canestri a gogò, ma bisogna anche farne.

Le pieghe intorno alla bocca sono il primo segno della sconfitta (Ernest Hemingway): non è il caso di ridere stupidamente ma nemmeno quello di perdere il buon umore , viatico verso il successo sereno a appagato, di certo mai avere il volto del perdente in camp contro l’avversario (at)