Società, Tarcento Basket

PER FORTUNA DAVANO LA NONA

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Grazie a Ludwig Van Beethoven e a Stanley Kubrick

La catarsi del Pres.

Quando si perde come quando si vince non bisogna perdere il sorriso, l’aplomb. Mai! Anche se non facile! Io ci provo. Mi aiuta una valvola di sfogo: la poltroncina appartata e il terzo tempo- Cerco di guardare la partita con molta attenzione ,( ne ho bisogno, per capirla, la minima distrazione mi deconcentra e non mi ritrovo più ) fino al punto di essermi creato un private corner I soli a non aver capito che è zona off –limits sono i mal capitati che, se mi avvicinano per dirmi qualcosa che nulla centra con quanto sta succedendo nel parquet sottostante, vengono sommersi da imprecazioni, insulti, contumelie , variopinte e copiose. Io mi sforzo di prendere chiunque per quello che è, non cerco privilegi, mi accontento del medesimo trattamento.

Tutto questo per dire che domenica 15 ottobre , dopo aver maltrattato un po’ di gente per quella ragione dalla mia postazione isolata, non ho dato in isterismi che chiunque avrebbe capito e giustificato. Ho fatto il mio, con i nostri ragazzi, staff e soprattutto con quelli di San Vito, che hanno meritato il terzo tempo culinario ma in particolare quello di piacevole conversazione successiva.

Lo stesso la cosa mi rodeva dentro. Molto. Non tanto e solo perché si è persa la prima partita casalinga di campionato, ma perché la si è persa senza mai essere stati in campo e quando lo si è stati, si è fatto di tutto, ma proprio di tutto tranne che basket: palle perse , oppure passate direttamente all’avversario , rimbalzi e passaggi cercati a mani e braccia aperte, tiri a canestro senza nemmeno guardarlo, difesa zero anzi sotto zero. Tutto ciò, mentre la panchina avversaria anche quando era avanti di 30 punti, urlava come un ossesso mentre la nostra sembrava in attesa di thè e pasticcini.

Rincaso con questi amorevoli pensieri, mi sdraio sulla poltrona longue , alzo le gambe, provo a resettare la mente, accendo la TV, faccio un giro dei principali canali, quando sul canale 4 di Mediaset incappo nella diretta televisiva dal Duomo di Milano della trasmissione “ Veneranda fabbrica del Duomo, che celebra il 630° anniversario della costruzione del. Duomo, iniziata il 15 ottobre del 1387, celebrata dalla collaborazione tra Mediaset e “ Fabbrica del Duomo” con il patrocinio de comuni di Milano e Napoli, delle Regioni Lombardia e Campania , di tutte le istituzioni della Repubblica ed Europee,

Per l’occasione un concerto, una orchestra, un coro, un direttore, un repertorio con i fiocchi: Zubin Metha dirige l’orchestra e il coro del San Carlo nella nona di Ludwig Van Beethoven, opera in re minore per soli coro e orchestra n.125. Ho incontrato e visto dal vivo una sola volta il direttore indiano, quando i doveri di rappresentanza mi portarono alla inaugurazione del nuovo teatro Verdi di Pordenone appena ristrutturato. Mi colpirono molto la acustica davvero pessima e , poi a tavola , avendolo seduto alla mia destra, la corpulenza di Metha, che sul palco non si nota. A fine cena ho capito il perché, durante una cena sobria e breve, credo di aver visto servirgli non meno di 6/7 boccali di birra. Prima della sue esecuzione che ho trovato un po’ lenta, ho ascoltato quella più viva e veloce di Muti e – forse la esecuzione migliore e più celebre – quella di Sir George Solti, alla direzione della Chicago orchestra e coro.

E’ stato comunque di un ottimo concerto , un grande evento, capace di riportarmi alla pace e di consentirmi la catarsi più lieve e soft possibile, perché quando si perde in quel modo, come contro San Vito, tutti portano un pezzo di responsabilità anch’io porto la mia e – come sempre – voglio espiare. Non potevo aspettarmi modo migliore, più lieve e a suo modo struggente di farlo che ripercorrere – nella memoria – i ricordi di Arancia meccanica, il capolavoro di Stanley Kubrick, che per la prima volta vidi al cinema – per due volte consecutive, a Roma al Capranica-il not cinema di piazza Montecitorio- quasi 4 ore, quando frequentavo l’ultimo anno di liceo. Domenica sera ho cercato e goduto delle stesse emozioni a quasi 50 anni di tempo. Dal primo atto- allegro ma non troppo, un poco maestoso al IV atto – molto allegro, andante ed energico, maestoso, sempre ben marcato – mentre ascoltavo la direzione di Metha di orchestra e coro e più ci avvicinavamo all’Inno alla gioia, più rimpiangevo Muti e Solti e la loro più vibrante interpretazione, la memoria , i ricordi andavano ad Alex – nel capolavoro di Kubrick interpretato da un giovane Malcom McDowel, occhi azzurribiondo, volto dolce , insospettabile – però capo dei drughi, capaci delle peggiori violenze contro i più indifesi: donne, invalidi, anziani senzatetto. Al culmine dell’inno alla gioia, impossibile non ricordare Alex e i suoi drughi, mentre improvvisando una improbabile singing’in the rain, violentano la coppia aggredita nella loro casa di campagna.

Nonostante i suoi 50 anni di età Arancia meccanica rimane di una attualità disarmante e angosciante. Il nostro è un tempo molto violento, anzi – meglio- che genera e fa da teatro a molteplici forme di violenza – individuali e collettive – private e pubbliche , fisiche e psicologiche , eppure riesce a convivere con le armonie meno giustificate e sensate. Come i drughi di Alex che alsuono della nona , di Beethovem di singing’in the rain, si fanno di “latte piu” – versione morbida di droga –stuprano e si lasciano andare a sesso e violenza.

Cosa centra tutto ciò con il basket, con la batosta subita dal San Vito? A ben pensare molto: quella è stata una serata di nonsense , come in Arancia Meccanica di Kubrick e anche di stentata armonia , come nella nona sinfonia di Beethoven. Comunque , che ci crediate o no, così io ho fatto la mia catarsi, mi sono riconciliato con me stesso e stasera ho potuto gestire in serenità due passaggi molto importanti:

  • Il patto rinnovato con la squadra e lo staff, che mi ha assicurato che il campionato casalingo inizierà domenica prossima 22 ottobre , quando alle 18.30 ospiteremoo l’ottimo Aviano, che ha appena inaugurato una brillante stagione /progetto– al quale guardiamo con rispetto ed ammirazione – e che anche per questo riprendiamo nel sito dal bel servizio di youbasket di oggi.
  • Essermi davvero compiaciuto nel seguire i ragazzi di U16 nella amichevole con l’U18 di tricesimo, non importa né conta il punteggio – anche perché in una amichevole del genere non si è tenuto, ma il gioco è stato fluido, veloce ed efficace sia in attacco che in difesa, la palla ha girato bene , tutti hanno fatto la loro parte senza primedonne alla ricerca dei riflettori. Quindi ad oggi è possibile dire che l’amalgama tra l’ex Feletto, Tricesimo e Tarcento è riuscito, ne parleremo e lo verificheremo meglio nella riunione convocata per dopodomani, anche per parlare del campionato ormai all’inizio , esseendo stati ufficializzati i calendari.

(AT)