Società, Tarcento Basket

Urge cambio di passo. Seconda puntata

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(Foto Menis)

Ho deciso di instaurare un dialogo costante con i “ragazzi”, Ricorro al sito e a fb- cioè ai social – per tenere aggiornato il nostro mondo: associati, sponsor, sostenitori, opinioni pubbliche, famiglie, atleti, dirigenti e staff: Lo faccio per esigenze elementari di rispetto e per rendere conto del mandato ricevuto. Noi della vecchia scuola siamo fatti così: meglio correre il rischio di eccedere, di ripetersi che quello di mancare di deficitare e di essere imputati di reticenza.

Il basket è uno sport intelligente fatto per persone intelligenti : rincresce – ma anche no- è bello e coinvolgente anche per quello – ma è così come dimostrato sempre dai fatti, quelli veri ed evidenti , non quelli supposti ed immaginati , sperati e sempre narrati. Nel basket per fortuna non c’è posto per la narrazione, parlano solo i fatti. Il resto non conta. In questo tempo di muri e demarcazioni, non sottolineo la dura ma dolce verità per marcare la distanza tra dotati e talentuosi e i poveri cristi normali. Lo dico per insistere sulle condizioni essenziali per misurarsi nel basket : applicazione continua e sistematica, impegno, mai accontentarsi del già raggiunto, mai sedersi sul consolidato- fossero pure allori- puntare sempre a qualcosa di più, sapersi mettere in discussione, non scaricare mai tutte le responsabilità sugli altri e sapersi assumere le proprie, attitudine e disponibilità al gioco di squadra, refrattarietà sincera all’individualismo, alla superbia , educazione alla umiltà e coltivazione della generosità: Non sto evocando il romanzo “ Cuore”, sonogliingredienti per puntare alla qualità, alla eccellenza , a successi duraturi e solidi , non effimeri che possono venire anche grazie al caso o al culo come solitamente si dice.

L’importanza dei ” fondamentali”: ci sono un tempo, una stagione per ogni esperienza ed apprendimento, se non sei cresciuto ed educato ai valori e all’atteggiamento su appena detti nella adolescenza, poi non ti riprendi più. E il motivo per cui nel basket lo sbagliando si impara vale fino ad un certo punto. Meglio la selezione naturale, all’insegna dell’ ad “ognuno il suo”, del “sangue dai muri non si ricava.” Questo ha pure risvolti pratici nella tecnica di gioco – in allenamento e soprattutto in gara.

Grazie ai quali risvolti sono spontanei e facili: le rimesse ai propri compagni e non agli avversari, i passaggi di gioco e non di liberazione da un intralcio, i passaggi in tempo utile e non quando non ne puoi fare a meno e/o comunque fuori tempo massimo, il superamento dei conflitti di interesse ripetuti tipo quando sei solo sotto canestro e non la butti dentro nemmeno al terzo tentativo, la concentrazione ed attenzione non si dice per 40 minuti di gioco ma almeno per più dei 5 necessari al coach a capire se sei di giornata oppure se è meglio lasciarti dormire in panchina per non fare danni alla società, alla squadra e nemmeno a te, alla tua reputazione soprattutto se è già vacillante, evitare i tiri al ‘ndo cojo cojo, come si dice a Roma, non ciurlare nel manico per saltare un allenamento: un dolorino qua.., uno là, la verifica .. i compiti, lo studio, ma sapersi organizzare per farci stare tutto. Giocando a basket in un team e partecipando ad un campionato: senza costrizione ed obbligo ti sei preso un impegno, con te stesso , la tua famiglia, la società, i tuoi compagni… Se non ti sai organizzare e/o spiegare ai tuoi e se non sai farlo con la dedizione e l’impegno esatti– nel senso di esigiti – il deficit è tutto tuo e la colpa di nessun altro.

Quindi la passione non va scomodata per nulla: perchè non centra nulla, noi non te la chiediamo, se proprio ce la vuoi mettere sono scelte tue. Noi, o almeno io, preferirei che la categoria passione fosse scomodata per lo studio, la famiglia , la morosa se e quando c’è. Noi o almeno io ti chiediamo più razionalmente un impegno coerente e compatibile con l’avventura che assieme abbiamo deciso di vivere. Per puntare in alto e fare bene le cose non serve appassionarsi, innamorarsi, coinvolgersi emotivamente . Questo può essere un di più in ragione delle peculiarità del singolo, comunque mai alternativo al saper sempre fare bene i conti con se stesso e la situazione data.

Altrimenti diventa difficile se non impossibile pianificare e programmare bene il lavoro individuale e collettivo. Che poi è il mio compito, la mia missione. L’ aleatorietà, il vago, la mezza parola, l’incerto sono i principali nemici delle esperienze comunitarie , come la nostra.

Tutto ciò vale per tutti, dal minibasket, alle squadre giovanili, alla cosìdetta (ahimè…) prima squadra: ci ho pensato a lungo e bene prima di stendere e pubblicare sul sito e fb questa nota. Mi riferisco e così voglio fare a tutti, non ho preso di mira nessuno in particolare. Non per buonismo, ma perché cosi è. Siccome oltre ai molti limiti e difetti che mi riconosco, c’è pure un aspetto – che mi piace considerare pregio o valore aggiunto – che mi ha sempre – negli studi, nella professione , nella vita sociale e pubblica ed in quella privata – caratterizzato e di cui mi vanto, lo voglio dire: cerco di valorizzare sempre i collaboratori e non solo- chiedendo spesso il loro parere, perché credo molto nel confronto nell’arricchimento reciproco eppoi perché 4 occhi vedono sempre meglio di 2 e 4 orecchie sentono sempre meglio di 2. Elementare e banale ma vero, e soprattutto non c’è migliore gratificazione per una persona di staff che essere coinvolta nella valutazione e nelle decisioni conseguenti. Non c’è rimborso o premio che tengano, riconoscerti importanza vale molto di più. Ciò detto però aggiungo che questo voglio far valere pure pure per me. Un po’ perché non mi va di farmi trovare impreparato o farmi prendere in castagna nel confronto. Croce e delizia delle leaderschip almeno nella mia concezione un po’ calvinista forse ma convinta. Un po’ perché quando metto la mia faccia e la mia firma voglio sapere di cosa parlo e quali responsabilità mi assumo.

Questo è il vero motivo per il quale sono sempre – quasi- presente agli allenamenti e alle competizioni- in casa ed in trasferta. Le assenze sono sempre dovute a vere cause di forza maggiore. So o immagino che qualcuno possa aver pensato “.. ma ‘sto Tesini… non ha di meglio da fare ?… “ Me ne frego ma lo lascio pensare e capisco. Pertanto se dico e scrivo che le mie osservazioni sono dirette a tutti – certo con gradi diversi di problematicità e criticità, in ragione di età, curriculum, esperienza, nel curriculum metto pure la provenienza familiare non sempre serena né priva di patologie a sua volta che si riflettono anche su di noi. Però ciò detto: carenza nei fondamentali, nella concentrazione, nella determinazione, nella ambizione a migliorare.. sono rilievi agevolmente generalizzabili, salve le debite eccezioni.

Cura del proprio benessere e della propria tonicità fisica/muscolare: ecco un altro gap che ho riscontrato generalmente nel confronto- a tutti i livelli – con gli avversari. Fermo restando che non tutti nasciamo e cresciamo uguali- ci sono gli alti e i bassi, i grassi e i magri, i muscolosi e i gonfi e i rachitici – però Ferrari che nasce come nasce, quando decide di competere con MacLaren piuttosto che con Redbull, ne tiene conto e se- e quando vede che serve, cambia un pezzo alla volta anche tre volte la macchina intera in un campionato. Così ad ogni livello ho visto che i nostri atleti al confronto con gli avversari hanno un deficit di tonicità che tradisce e denuncia una preparazione e cura fisica altrettanto insufficiente. Ne ho parlato con lo staff e ci siamo trovati d’accordo su un programma di pronto ed efficace recupero. Però anche qui serve la collaborazione dei ragazzi e delle famiglie. O quantomeno che non vengano frapposti ostacoli. ​​​​​​AT