Società, Tarcento Basket

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Dopo il tagliando si passa alla terapia

Il punto del Pres.

Il tagliando è adempimento da giro di boa dei campionati, lo abbiamo già fatto- risolvendo qualche problema, pagando qualche prezzo, non è stato del tutto indolore, non avrebbe potuto esserlo; si è consumato nella pausa natalizia- a ridosso, durante e subito dopo- Qualcosa è cambiato. Tutto? Certamente no. Abbiamo risolto tutti i problemi? Direi di no.

Ma non si può passare da tagliando a tagliando. Troppo stress, troppa adrenalina, troppo dispendio di energie, risorse, tempo. Tra l’altro per raccogliere risultati magri, che non ripagano gli sforzi, e che rischiano la intempestività, o cadono troppo presto, o in ritardo.

Ora il traguardo è il termine dei campionati, della stagione sportiva.

Senza perdere di vista gli obiettivi, il programma possibilmente.

Se serve aggiornandolo, ma non stravolgendolo, non saremmo capiti. All’interno né all’esterno.

La stesura di un nuovo programma/progetto che – soprattutto per le iniziative a scansione pluriennale, come nel caso del settore giovanile, in particolare nelle squadre costruite con la collaborazione di più società- è adempimento che ci attende a fine primavera /inizio estate.

Ma ci dobbiamo arrivare nelle migliori condizioni, non su un mucchio di macerie

Allora, questo è il momento in cui al meccanico subentra il medico, il chirurgo.

Proviamo ad uscire di metafora e a spiegarci meglio esemplificando:

  1. Minibasket: siamo ancora interpellati da bimbi e famiglie che chiedono l’iscrizione ai corsi, dobbiamo e vogliamo accogliere tutti- considerando questa la vera base di costruzione di un futuro solido e certo- però avvertiamo forte il limite di spazi, impianti, particolarmente riferito alla eterogeneità delle classi di età con necessità didattiche e pedagogiche affatto diverse, che richiede pure uno staff di istruttori più e meglio attrezzato. Questo investimento è di gran lunga la priorità maggiore.
  2. UNDER14: effimere ed illusorie le percezioni di graduale miglioramento. Il confine/spartiacque ora si è fatto la discriminante di chi pare aver interrotto la lenta ma costante crescita e chi invece manifesta ancora voglia e chiede miglioramento. Siamo chiamati a trovare e dare soddisfazione ad entrambi, pena la inconcludenza totale e per chiunque letale. Ben sapendo, però, che il gruppo martoriato ha fatto finora della sua unità la sua unica vera forza, a riprova di ciò sta la apprezzabile e persino toccante costante presenza di tutti agli allenamenti. Come nel film dei cani lupo dispersi nella missione in Antartide e salvatisi solo grazie alla unità e allo spirito del branco.
  3. UNDER16: le società interessate e coinvolte nel “Progetto2001 – Feletto, Tricesimo e Tarcento” confermano in modo serio, concreto e solenne la intenzione di dare continuità all’impegno inevitabilmente pluriennale di migliore compimento del percorso giovanile dei ragazzi, per poi salire alle categorie superiori- compatibilmente con le inclinazioni, disponibilità, voglia, capacità di ciascun ragazzo. L’incontro che si terrà giovedì sera tra società staff, famiglie e ragazzi e convocato si sollecitazione di questi ultimi- dirà anche se ci sono consenso e condizioni per proseguire.
  4. UNDER18: la doccia scozzese dei risultati è tornata alla acqua calda, questa volta però portando una novità positiva: il gioco si è fatto più ricco di schemi, i ragazzi si cercano e parlano tra loro di più, il talento dei singoli non divorail gioco ed il clima della squadra, le azioni sono più rapide ed efficaci, quando tensione, caos, concitazione sembrano prevalere , chi può portare ordine , razionalità , serenità sa imporsi. Sono progressi importanti, segnano una evoluzione radicale, rafforzata dalla capacità di accogliere un buon nucleo di U16 capaci e disponibili a misurarsi anche nella categoria superiore dopo aver fatto il proprio in casa. Se a ciò si aggiunge che a breve la lunga lista di infortunati o indisposti dovrebbe annullarsi, i presupposti per tornare ai programmi annunciati ci dovrebbero essere, però prudenza vuole si ricordi che si naviga a vista
  5. Prima squadra: la fase degli scossoni terapeutici è stata consumata, con qualche barlume di luce e diversi torpori che ancora rabbuiano clima e gioco. E’ ancora presto per dire se siamo usciti definitivamente dal tunnel o no. Quella di Valtorre è la storia di una squadra mai nata, di una fusione a freddo frutto più della scelta dei vertici delle due società che di una reale spinta o necessità avvertita dal basso , dalle condizioni reali. Certo che gli atleti ci hanno messo molto del loro per complicare le cose , ma imputare loro la carenza di un entusiasmo, di un cameratismo di una disponibilità, costanza , spirito di sacrificio, fatica , di cui non si vedono ancora le tracce, sarebbe sbagliato prima che non generoso. Lasciamo stare il talento che se non c’è non lo puoi prendere a prestito o acquistare da nessuna parte , qui si parla delle precondizioni. Quelle che conducono alla celebre frase “ non te lo ha ordinato il medico di.. “ O ci stai o non ci stai. Il cantiere insomma è ancora aperto e i lavori sono in corso.
  6. Stazione appaltante e direzione dei lavori sono al loro posto, gli operai lo vedremo   
  7. Regolamento di disciplina interna: come non bastassero questi problemi sul tavolo e da risolvere siamo pure impegnati a spiegare come si sta seduti a tavola. Non è questione di galateo, anche se la buona educazione, la creanza centrano. Eccome ! Il problema è molto più di sostanza : con il consenso – se non proprio la collaborazione – dell’intero mondo del basket ufficiale: pertanto le società , gli organi federali .. – bisogna uscire dal cul de sac che oggi vede in scacco praticamente solo le società. Posto che anche quelle che nella quotidianità corrente sono descritte come maleducazione e mancanza di rispetto invece sono la conseguenza di un non detto ma percepito da tutti, così sintetizzabile al massimo: per fare basket ufficiale le società sono costrette a tesserare se stesse ed i propri atleti – tutti – alla federazione medesima alle condizioni che questa insindacabilmente impone e che se non rispettate non ammettono appelli o deroghe sostanziali, prevedono solo il confino o la espulsione, gli atleti – una volta svincolati – vanno dive ritengono di andare e , qualora non ancora svincolati , esercitano pressioni che nei fatti disarmano le società , per cui si comportano come se fossero svincolati a tutti gli effetti. La sola reale via di uscita sostanziale è u regolamento di disciplina che conceda un po’ di questo potere di ricatto a tutte le parti contraenti: federazione, società, atleti e loro famiglie. E’ quanto stiamo cercando di fare concertandoci con la federazione e le altre società. Ci auguriamo di potervi al più presto dire che ci siamo riusciti ( AT )