Società, Tarcento Basket

COERENTE SI, PARACARRO NO

Foto Menis

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URGE CAMBIO DI PASSO

Il Punto del Press:

Mi è stata attribuita una singolare incoerenza – almeno così a me pare : non si potrebbe gioire quando si vince e recriminare quando si perde. Parlo di basket, in particolare delle partite di campionato. Di tutte : dall’U13 alla D.

Non vedo la incoerenza , piuttosto mi stupirei se così non facessi e non facessimo. Mettiamoci d’accordo: sono comportamenti convenzionali. Come nel caso del calendario e dell’orologio, dove – volendolo – si può mutare il metro di misurazione. Se si preferisce , potremmo fare così: gioire in caso di sconfitta e recriminare in caso di vittoria. La sola cosa che non si può fare è reagire sempre allo stesso modo. Questo sì che sarebbe incoerente e del tutto incomprensibile .

Leader cercasi : si nasce o si diventa ? Propendo da sempre per la prima ipotesi. Come il coraggio di don Abbondio del Manzoni : “ o ce lo hai o no ce lo hai..”. Si può migliorare ed affinare, crescere con l’esperienza ma se non sei predisposto , se non hai una dose nel DNA non c’è nulla da fare . L’importante è saperlo per non commettere errori irrimediabili, sbagliando del tutto la strada della vita. Forse ho questa idea per deformazione esistenziale : a 16 anni sono entrato negli scout e dopo un mese ne ero il capogruppo, al liceo mi facevano sempre presiedere le assemblee. Quelli erano tempi duri… scioperi, occupazionia 19 anni mi iscrissi a Gioventù Aclista, l’anno dopo ero a Roma , eletto Segretario nazionale, a 20 ho fondato l’ENAIP, non avevo ancora i poteri legali di firma, facevo e decidevo tutto, altri firmavano per me, durante il liceo , l’estate – per non pesare sempre sulla famiglia – lavoravo nel frutteto della Torvis a Torviscosa paese natale, il secondo anno ero praticamente il responsabile della raccolta, a 26 anni , servizio militare di leva, dopo poco intervenivo più del generale comandante della caserma. Tant’è che a rappresentare l’esercito al Quirinale il 2 giugno del ’76- in sostituzione della parata dei fori imperiali per via del terremoto – venni scelto perché la caserma di Casarsa aveva coordinato gran parte degli aiuti alle popolazioni terremotate friulane. La velocità e i passaggi del cursus nelle istituzioni si possono leggere su google, quindi non sto qui a sbrodolarmi addosso. Questa lunga digressione autocelebrativa vuole solo spiegare perché l’attitudine all’esercizio della assunzione di responsabilità, del comando – se si preferisce, non te la inventi , la possiedi o non la possiedi. Eh sì… perché fare il leader è gratificante , ma … costa .. comporta prezzi, produce reazioni. Ogni scelta porta con sé un consenso e uno scontro, un dissenso. Il compito del leader è innanzitutto quello di scegliere anche quando sarebbe molto più comodo e conveniente non farlo, anzi soprattutto quando tutti si tirano indietro, il leader emerge perché si fa avanti e riempie i vuoti lasciati dai gregari, dalla ciurma, dalle persone normali, ordinarie.

Per farla breve , l’ impressione che mi sono fatto osservando con occhi più attenti , le ultime partite dei campionati è che in tutte le nostre squadre – dall’Under 13, passando per l’Under 15 e 16 fino alla D è che tra i tanti problemi, c’è pure quello di essere prive di un leader, o di averne troppi, che è quasi la stessa cosa, anzi molto peggio. Sono certo che i rispettivi coachs non saranno d’accordo, o – meglio- sicuramente convengono sul deficit tanto esso è evidente , ma non convengono sul fatto che questo sia il problema maggiore. Per i coachs il problema maggiore è sempre l’allenamento poco disciplinato, impegnato , attento e puntuale a ranghi pieni. Di sicuro questo è un grosso e grave problema , se ne è già parato, ci ritorneremo nei modi e tempi dovuti ed opportuni.

Però intendo ugualmente porre ai coachs il problema della assenza nelle squadre di chi , al momento del bisogno, dà l’esempio, sprona i compagni, li prende per mano e li porta alla reazione, di colui al quale il coach si può rivolgere nel time out o anche solo con uno sguardo durante il gioco per cercare l’intesa sul colpo magico che può dare la svolta ad una situazione che ha preso una brutta piega ma non ancora del tutto compromessa. A volte si vince anche così. D’accordo- direte- ma se il leader non c’è e non si inventa come fare? Non cambio idea pur non essendo un paracarro. Se oltre che tecnici e dirigenti , siamo come siamo anche formatori ci spetta di prendere il toro per le corna e dare una soluzione al problema. Cioè, dobbiamo individuare in ogni squadra il ragazzo con le maggiori potenzialità di ruolo, educarlo, responsabilizzarlo, formarlo- se è utile anche con tirocini, stage, corsi, affiancamento, tutoraggio, affinchè – in campo ed in ogni team- ci sia chi tira la carretta

Le giovanili: promettenti, un po’ bene e un po’ male… Questo è il punto… sembra siano sempre sul punto di decollare… di prendere il volo… Ma poi… dopo qualche minuto di cose belle e buone, cedono e si fanno sopraffare dall’avversario. Se si trovano un po’ avanti , non riescono mai a chiudere il gioco mettendo il risultato in sicurezza. Quando poi il pressing dell’avversario li mette all’angolo. I nervi saltano, la collaborazione ed il gioco di squadra vengono meno, prevale la ricerca del tiro individuale risolutore cercato con passaggi impossibili e una miriade di palle perse, rimbalzi mancati, canestri dove non tocchi nemmeno ferro o tabellone. Insomma : uno psicodramma esaltato dai liberi sprecati.

Prima squadra : la nemesi del gambero . Dopo le belle prove e derby con Cussignacco e CBU, che avevano fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti noi perché ci avevano fatto credere di aver finalmente trovato una squadra degna delle nostre storia ed ambizione. Invece la terza del girone di ritorno con la tosta e baldanzosa Portogruaro ci ha fatto precipitare alla situazione quo ante . Per onor di cronaca va detto che Portogruaro non è avversario facile e che l’arbitraggio ci ha messo molto del suo per penalizzarci. Ma questo rende la sconfitta ancora più grave perché nonostante ciò, siamo stati rimontati due volte ed eravamo pari a ‘3 minuti dalla quarta sirena. Sono saltati i nervi ed è mancata la necessaria lucidità, le doti che distinguono gli outsider dai poveri cristi .

Cornuto e mazziato : riapro il file al punto in cui lo avevo lasciato per terminarlo con le poche righe che mi restano. Avevo interrotto per andare a Fagagna a “godermi”la partita U15 campionato regionale, Lo riapro appena rientrato di pessimo umore e con tanto amaro in bocca. Nonostante avanti anche di 10 punti il primo quarto di gioco e di 7 al riposo lungo, siamo riusciti a perdere di 3 punti: 55 a 52, e – quel che è peggio, ho dovuto portare a casa pure gli apprezzamenti del coach, dei dirigenti e del pubblico avversari, che ci danno per “molto cresciuti e migliorati “ tant’è – dicono- … eravate lì e lì.. per vincere. Non abbiamo vinto però. Insomma .. mi hanno pure ..preso per il culo, ricordandomi che il basket… è come un sismografo.. si va su e giù, i primi due quarti li abbiamo dominati noi, i secondi due loro, con un margine più ampio , che consente di incamerare i due punti in classifica, quella che ci vede in fondo. Ci pensa a tirarmi su il morale la telefonata della U16 élite che sul Carso, più che contro il BOR ha dovuto lottare contro la bora. Ha vinto la bora. AMEN

Quando il coach manda in campo i giovani: l’ho visto fare poche volte e di solito, se si sta perdendo i coachs, tutti, puntano comprensibilmente sui giocatori esperti, se si sta vincendo, lo dice pure il proverbio “..non si cambia squadra”. Per la verità ho visto qualche coach

Un po’ cinico – grazie a Dio mai di Tarcento Basket, ricorrere ai giovani messi in campo a pochi minuti dalla fine per giustificare una eventuale non prevista né messa in conto sconfitta. Del tipo.. “ cosa pretendi.. abbiamo fatto giocare i giovani.. per cui…Quando ho fatto notare la cosa mi è stato risposto che sarebbe una antica strategia , spesso utilizzata dai vecchi lupi di mare.

Non è il caso di coach Andriola : che prima contro e vincendo su Cussignacco nell’ultimo quarto ha giustamente gratificato Paolo Ferracin, Stefano Borghese ma pure il promettente U16 Marko Avramovic. E altrettanto ha fatto con CBU.

Alla fine ci ritroviamo sempre ad ITACA comunque pur tra alti e bassi, quello che alla fine conta e vince è lo spirito di ITACA, e qui più e meglio delle parole parla il servizio fotografico al quale rinvio e che chiude ogni discorso ( AT   )

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